Si riaccendono i riflettori sull’oro. In particolare, due sono stati gli ingredienti che finora hanno spinto le performance dell’oro a livelli da record: un clima di incertezza generalizzata legata al coronavirus e le politiche monetarie molto espansive.
Nell’ultima sessione di mercato, 9 Aprile, la quotazione ha toccato quota 1754 dollari, livello più alto da Novembre 2012.
Da fine 2012 era iniziata la discesa dell’oro fino ad arrivare a Novembre 2015 a quota 1045 dollari.
Attualmente, nella prima metà di marzo, in una prima fase della crisi, il panico ha dominato la scena e in presenza di una forte irrazionalità del mercato l’oro ha visto il forte calo fino a 1460 dollari – come spiegato dagli esperti – complice anche il rafforzamento del dollaro, ma soprattutto la corsa alla liquidità di tanti operatori professionali.
L’inversione di tendenza è arrivata grazie agli interventi decisi delle banche centrali e il piano record di soccorso economico del presidente USA, Donald Trump, che ha fatto tornare a regnare sui mercati un po’ di razionalità.
Se da una parte la Russia, dopo averne negli ultimi anni accumulato tonnellate, candidamente di recente ha annunciato di avere terminato di comprare. Dall’altra parte abbiamo Cina ed India che sicuramente sono pronti a rimettersi a comprare perché, soprattutto in Cina, l’attività manifatturiera è ripresa ormai per circa l’80%.
La domanda fisica, quindi, continua a dominare e supportare i prezzi dell’oro. I massicci stimoli (monetari e fiscali) messi in atto dalle amministrazioni stanno avendo effetto sulle valute e la domanda di oro aumenta.
A questo punto la corsa dell’oro potrebbe continuare, i livelli da perseguire in ottica di medio lungo termine sono due, prima 1798 dollari e poi 1921 dollari.
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