Non bastano le buone intenzioni di Trump per risollevare il Petrolio

Nella giornata del 02/04/2020 di il Presidente Trump ha sganciato un paio di tweet che hanno fatto rialzare non solo i titoli azionari ma anche i prezzi del greggio.

Nel primo tweet dice di aver parlato con l’amico Principe Ereditario dell’Arabia Saudita e si aspetta un taglio di circa 10 milioni di barili di petrolio e magari molti di più. Sarebbe il massimo per cercare di rialzare il prezzo del petrolio. Nel secondo tweet continua, “… potrebbero essere ben 15 milioni di barili.”

Ad oggi la situazione è la seguente. Tenendo conto di quanto dichiarato lo scorso 1 Aprile per la scorta di petrolio USA (aumento di 13,8 milioni di barili giorno).

La produzione saudita al momento ammonta a 12-12,3 milioni di barili al giorno. La Russia, invece, starebbe producendo circa 10,8 milioni di barili al giorno. La produzione USA, infine, ammonta a circa 13 milioni di barili al giorno.

Un taglio di 15 milioni di barili al giorno rappresenterebbe il 65% della produzione complessiva russo-saudita. E sarebbe persino superiore a tutta la produzione USA.

La guerra tra Arabia Saudita e Russia sta andando avanti da diversi giorni e non sembra terminare. La massimizzazione della produzione per offrire il greggio a prezzi stracciati e per ottenere quanta più partecipazione di mercato possibile dalla concorrenza, insieme all’eccesso di greggio dovuto alla distruzione della domanda causata dal COVID-19, sta causando non pochi problemi.

In tutto ciò i consumi mondiali sono in calo di circa il 10 per cento nel primo trimestre 2020, secondo l’hedge fund petrolifero Andurand Capital Management LLP. Vale a dire da 100 milioni di barili al giorno a circa 90. Secondo il mio parere questo dato è sottostimato e l’effetto del coronavirus, che ha bloccato i trasporti aerei e terrestri, non è ancora ai suoi massimi e potrebbe deprimere ancora di più la domanda.

In conclusione, molto dipenderà dall’OPEC, che con tutta probabilità lunedì cercherà di trovare un nuovo accordo sulla produzione dopo la grande volatilità degli ultimi giorni. Per Citigroup e Goldman Sachs, qualsiasi tipo di intesa fornirà un supporto momentaneo ma si rivelerà comunque troppo piccola e insufficiente a bilanciare le perdite della domanda.

Non dobbiamo dimenticare però che servono almeno 40 dollari al barile per essere redditizi e che 25 dollari è la soglia di sopravvivenza minima per compagnie di petrolio americane. Infine, Trump vuole a tutti i costi dei prezzi del greggio più alti.

Teniamo sotto controllo le decisioni di lunedì, ammesso che l’incontro non sarà rimandato per avere più tempo per i negoziati.

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